Roma Farnesiana – Progetto Rosso Farnese

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Il viaggio a Roma vuole essere la continuazione del percorso culturale farnesiano su Piacenza, Caprarola e il Viterbese, già identificato con il Progetto ROSSO FARNESE. L’obiettivo principale, atteso da qualche anno, è la visita al palazzo Farnese di Roma, eccelso esempio di architettura rinascimentale e di iconografia farnesiana. Accanto ad esso sono state poste mete fondamentali per una comprensione storico-artistica del patrimonio culturale e artistico farnesiano e delle leve storiche che sono state azionate direttamente o indirettamente sulla situazione a Piacenza.
In ognuno dei luoghi romani scelti c’è un capitolo di storia che è attinente a quella farnesiana, che coniuga strettamente il ducato con il papato e il ducato con le azioni dei cardinali residenti nel Palazzo di Roma. Quando la relazione storica non è diretta (S. Andrea della Valle, Galleria Doria Pamphilj) i riferimenti a Piacenza sono comunque frequenti.
Questo viaggio a Roma, determinante per l’acquisizione di una prospettiva storica fortemente motivante, preannuncia l’ultimo, a Napoli, dove a Capodimonte e al Museo Archeologico sono esposte le collezioni farnesiane, là pervenute nel 1736 come eredità di Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese. Alla fine di queste esperienze culturali l’individuazione del ruolo dei Farnese nella storia d’Italia sarà più nitida e interessante.

Venerdì 25 Marzo
pomeriggio
CHIESA DEL GESÙ
La chiesa progettata dal Vignola mentre dirigeva i lavori ai Palazzi Farnese di Piacenza e di Caprarola. Presenta caratteristiche decisive per l’architettura della Controriforma (navata unica, centralità dell’altare).E’ la chiesa principale della Compagnia di Gesù, oltre altre allo sfarzo di ori e lapislazzuli, ha la volta affrescata da G. B. Gaulli genovese, detto il Baciccia, Il trionfo del nome di Gesù, che è l’esempio del culmine dell’arte barocca. Nella sacrestia si deve vedere il dipinto particolarissimo con i ritratti dei due cardinali Farnese, Alessandro e Ranuccio, protettori dell’Ordine dei Gesuiti.

CHIESA DI S. ANDREA DELLA VALLE
E’ la basilica dell’Ordine dei Teatini dedicata al fondatore S. Andrea Avellino. I rimandi alla chiesa teatina di Piacenza si possono notare nelle parti strutturali. Di straordinaria importanza l’affresco della cupola, eseguito tra il 1621 e il 1625 da Giovanni Lanfranco, giovane talento educato presso la bottega dei Carracci per volontà del marchese Scotti, piacentino. La cupola è seconda per grandezza solo a quella di S. Pietro ed è la prima ad avere un affresco barocco.

Sabato 26 Marzo
mattino
PALAZZO DELLA CANCELLERIA APOSTOLICA
Il Palazzo della Cancelleria, splendido esempio di architettura rinascimentale a Roma, fu iniziato intorno al 1485 per volere del cardinale Raffaele Riario, nipote di Sisto IV Della Rovere. I lavori, cui secondo il Vasari prese parte il Bramante, comportarono la distruzione della precedente chiesa, che venne ricostruita ed inglobata nel nuovo edificio, e si conclusero, tra il 1511 ed il 1513 e poco dopo il suo completamento sotto il pontificato di Giulio II Della Rovere l’edificio venne confiscato ai Riario per divenire sede della Cancelleria Apostolica. La lunga facciata riporta lo stemma dei due papi Della Rovere e un ritmo di lesene disposte ad interassi alternati, al cui centro è posto il grande portale voluto nella seconda metà del XVI secolo dal cardinale Alessandro Farnese, che era il Cancelliere Pontificio, succeduto al nonno Paolo III. Dal grandioso scalone si arriva al Salone dei 100 giorni, così chiamato perchè Giorgio Vasari si vantò di aver affrescato in soli 100 giorni la grande sala al primo piano rappresentante la vita di Paolo III Farnese.

pomeriggio
PALAZZO FARNESE
Il progetto originario del palazzo si deve ad Antonio da Sangallo il Giovane, per incarico del cardinale Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III, che tra il 1495 e il 1512 aveva acquistato il palazzo Ferriz e altri edifici che sorgevano nell’area. I lavori, iniziati nel 1514, si interruppero per il sacco di Roma del 1527 e furono ripresi nel 1541, al sesto anno di papato, con modifiche al progetto originario e ad opera dello stesso Sangallo, che creò anche la piazza antistante.
Dopo la morte del Sangallo nel 1546 i lavori furono proseguiti sotto la direzione di Michelangelo, cui si riconduce il cornicione che delimita superiormente la facciata, il balcone sopra il portale centrale con il grande stemma e il completamento di gran parte del cortile interno. La morte del papa interruppe nuovamente i lavori nel 1549. La continuazione dei lavori fu affidata dal cardinale Alessandro Farnese, nipote del papa al Vignola; a Giacomo della Porta si deve la facciata verso il Tevere completata nel 1589, che avrebbe dovuto essere collegata con un ponte, mai realizzato, alla Villa Chigi (costruita su progetto di Baldassarre Peruzzi nel 1508-1511), acquistata dal cardinale Alessandro nel 1580 sulla riva opposta e denominata Farnesina, arricchita di affreschi di Raffaello e della sua scuola (Amore e Psiche e Imprese di Ercole).
Il Palazzo Farnese, il più importante palazzo della Roma rinascimentale, era considerato una della quattro meraviglie di Roma
Dal 1874 il palazzo è sede dell’ambasciata francese; acquisito dalla Francia nel 1911, fu successivamente riacquistato dallo stato italiano nel 1936, ma poi riaffittato per 99 anni alla Francia per una cifra simbolica. Il palazzo ospita inoltre la biblioteca dell’Ecole Francaise.
Il palazzo prospetta su una piazza ornata di fontane, che riutilizzano bacini in granito provenienti dalle Terme di Augusto, e ha la facciata in mattoni con cantonale in travertino (56 m di lato), che si articola su tre piani. Le 13 finestre di ciascun piano presentano differenti decorazioni, quelle del primo piano nobile coronate da timpani alternativamente curvilinei e triangolari con intarsi floreali, sempre realizzati con mattoni bicromi (albasi e ferraioli di diversa cottura). Si passa all’interno tramite un vestibolo a tre navate con volte a botte, con bassorilievi raffiguranti il liocorno emblema di Paolo III, e separate da colonne di granito rosso.
La “Camera del Cardinale” era stata affrescata già nel 1547 da Daniele da Volterra (fregio superiore), mentre la “sala dei Fasti Farnesiani” fu dipinta Francesco Salviati e completata da Taddeo Zuccari partire dal 1563. Ad Annibale Carracci si devono gli affreschi nel “Camerino”, realizzati nel 1595 e nella “Galleria”con stucchi e dipinti mitologici realizzati insieme al fratello Agostino tra il 1596 e il 1615; al centro della volta campeggia il favoloso Bacco e Arianna.
Nella “sala di Ercole” era conservata la statua dell’Ercole Farnese attualmente passata a Napoli al Museo Archeologico insieme a numerose altre sculture della collezione Farnese.

Domenica 27 Marzo
mattino
GALLERIA DORIA PAMPHILJ
Il nucleo più antico del palazzo Doria Pamphilj al Corso risale a Giovanni Fazio Santorio (o Santoro), cardinale di Santa Sabina, che tra il 1505 e il 1507 si fece costruire una dimora di tutto rispetto tra la via Lata e il Collegio Romano. Essa si sviluppava intorno al cortile quadrangolare di impianto bramantesco, che ancora oggi si apre sull’ingresso di via del Corso. Il palazzo passò a Francesco Maria I Della Rovere, duca di Urbino dal 1508, nominato prefetto di Roma e capitano generale della Chiesa, che aveva in moglie Eleonora Gonzaga. Pietro Aldobrandini (1571-1621), cardinal nipote dal 1593 fino alla morte dello zio Clemente VIII (1592-1605), acquistò il complesso il 6 ottobre 1601. Alla sua morte rimase unica erede del patrimonio Olimpia junior (1638) che nel 1647 sposò in seconde nozze Camillo Pamphilj, nipote del papa Innocenzo X.
Alla morte senza eredi di Girolamo Pamphilj nel 1760 (l’unico figlio Benedetto muore senza prole nel 1750), si apreì la successione, per la quale concorrono i Borghese e i Doria, che vinsero la causa e furono costretti a venire a Roma per obbligo di residenza. I Doria nel frattempo avevano anche il patrimonio dei Landi di Bardi e Compiano, tramite il matrimonio dell’ultima erede Polissena nel 1642; per questo l’archivio Landi si trova qui.
Oltre alle sale decorate decorate con uno splendore irraggiungibili, si può vedere la collezione privata più ricca del mondo con opere di Annibale Carracci, Caravaggio, Claude Lorrain, Diego Velázquez, Domenichino, Guercino, Guido Reni, Jacopo Tintoretto, Jan Brueghel il Vecchio, Raffaello, Tiziano.

pomeriggio

CASTEL SANT’ANGELO E LA SALA PAOLINA
La storia di Castel Sant’angelo coincide sostanzialmente con quella di Roma; nasce come sepolcro voluto dall’imperatore Adriano in un’area periferica dell’antica Roma ed assolve questa sua funzione originaria fino al 403 d.C. circa, quando viene incluso nelle mura aureliane per volere dell’imperatore occidentale Onorio. Da questo momento inizia una ‘seconda vita’ nelle vesti di castellum, baluardo avanzato oltre il Tevere a protezione della città. Numerose famiglie romane se ne contendono il possesso, finchè nel 1367 le chiavi dell’edificio vengono consegnate a papa Urbano V, per sollecitare il rientro della Curia a Roma dall’esilio avignonese. Da questo momento in poi Castel Sant’Angelo lega inscindibilmente le sue sorti a quelle dei pontefici, che lo adattano a residenza in cui rifugiarsi nei momenti di pericolo. Oltre agli ambienti interni allestiti con testimonianze storiche , è di grande interesse la loggia di Giulio II che si affaccia sul Tevere, offrendo uno dei panorami più suggestivi di Roma, e che costituisce l’accesso ufficiale Sala Paolina, impreziosita da affreschi e affiancata da due ali laterali coperte a botte, indubbiamente l’ambiente di maggior prestigio degli appartamenti farnesiani in particolare voluti da Paolo III e dell’intero Castello in generale, destinato ad accogliere ambasciatori e visitatori illustri.
Al centro della volta spicca lo stemma di Paolo III e lungo la sommità delle pareti corre un’altra epigrafe, questa volta in latino, che ricorda il merito del Pontefice di avere restaurato, rimesso in ordine e ornato la sede. Paolo III è presentato come principe illuminato, ideale continuatore della civiltà classica nel segno della cristianità cattolica, nella cui persona potere temporale ed autorità religiosa si fondono in un unicum perfetto ed indissolubile. Sulla volta stuccata e nei riquadri monocromi delle pareti troviamo episodi della vita di Alessandro Magno, il condottiero macedone che con il pontefice condivide il nome di battesimo; i quattro medaglioni sostenuti da coppie di figure allegoriche illustrano la vicenda di San Paolo, l’apostolo che predica presso i gentili – cioè i pagani greci e romani – da cui Alessandro Farnese riprende il nome pontificale. Gli affreschi vengono realizzati tra il giugno 1545 ed il settembre 1547 da Perin del Vaga.

DIGRESSIONI O ALTERNATIVE

ARA PACIS AUGUSTAE
E’ uno dei monumenti più importanti dell’antichità. L’impianto dell’Ara Pacis è definito da un recinto marmoreo rettangolare riccamente decorato da bassorilievi con una larghezza approssimativa di 10 metri ed una lunghezza di appena un metro superiore. L’altare centrale, dove si svolgevano i sacrifici rituali, si raggiunge da due aperture poste al centro dei lati più corti del recinto e risulta in posizione rialzata rispetto al perimetro della struttura. Il maggiore interesse artistico dell’Ara Pacis è dato dai bassorilievi organizzati in fasce sovrapposte e pannelli che ricoprono interamente le superfici interne ed esterne del recinto ed in parte l’altare centrale. Il fine celebrativo dell’opera è testimoniato direttamente dalla presenza dell’Imperatore Augusto e di Agrippa fra i personaggi rappresentati, ma anche, sul lato occidentale, sia dalle scene dedicate ad Enea, considerato il capostipite della gens Julia alla quale lo stesso Augusto apparteneva, sia da quelle che ricordano l’origine divina di Roma con la lupa che allatta i gemelli Romolo e Remo sotto lo sguardo del padre, il dio Marte.Completano le decorazioni dell’Ara Pacis fregi di carattere naturalistico, con bassorilievi di piante e piccoli animali e la “Tellus”, la divinità che rappresenta la personificazione della pace e della prosperità che l’impero di Roma si apprestava a vivere grazie alle imprese di Augusto.Secondo lo studio di alcuni documenti, si ritiene che l’orientamento originario dell’opera fosse stato scelto anche in relazione alla grande meridiana solare detta “Horologium” che sorgeva già nel Campo Marzio, e il cui gnomone, oggi posto presso la piazza di Montecitorio e noto come l’obelisco di Psammetico II, proiettava la propria ombra esattamente al centro dell’altare ogni 23 settembre, data di nascita dell’Imperatore Augusto.

Tra Via del Corso e Ponte Cavour – Mostra di Marc Chagall 22/12/2010 – 27/03/2011: La mostra intende illustrare, attraverso una selezione di circa 140 opere tra dipinti e disegni realizzati tra il 1917 e il 1982, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, la sua straordinaria e personalissima rappresentazione del mondo, un mondo ”sottosopra”, in cui Chagall mette in atto un capovolgimento dell’ordinamento classico, sfidando nelle sue opere le leggi di gravità e creando una forte affinità con l’universo pittorico proposto dai Surrealisti.

PALAZZO BARBERINI
Nel 1623 salì al soglio papale, con il nome di Urbano VIII, il cardinale MAFFEO BARBERINI, dalla potente famiglia di origine toscana, volle tra l’altro costruire come sede di rappresentanza, una residenza fastosa e degna delle più prestigiose famiglie romane.I lavori di costruzione di Palazzo Barberini iniziarono nel 1627 sotto la direzione dell’architetto CARLO MADERNO (1556-1629), il quale inizialmente ideò una costruzione quadrangolare che inglobava la preesistente Villa Sforza secondo lo schema tradizionale del palazzo rinascimentale, ispirato al modello di Palazzo Farnese. Solo in seguito fu elaborato il progetto ad ali aperte che trasformava l’edificio in palazzo-villa, unendo le due funzioni di abitazione di rappresentanza della famiglia papale e di villa suburbana. Nel 1629, alla morte di Carlo Maderno, subentrò alla direzione dei lavori GIAN LORENZO BERNINI (1598-1680), allora trentunenne. La concezione della loggia vetrata sorretta da un profondo portico, costituisce il fulcro di rappresentanza della costruzione che s’incentra sul grande volume del Salone. Quest’ultimo, si sviluppa su due piani con la grande volta affrescata tra il 1632 ed il 1639 da PIETRO DA CORTONA con il Trionfo della Divina Provvidenza, glorificazione temporale e spirituale del pontefice e della famiglia Barberini. La composizione, il cui carattere illusionistico potenzia la monumentalità di quello spazio, apre l’epoca della grande decorazione barocca.  
I locali adibiti a Galleria Nazionale d’Arte Antica sono ubicati al piano nobile di questa parte del palazzo; tra le volte affrescate si segnala, nella sala VII, l’affresco raffigurante il Trionfo della Divina Sapienza, eloquente esempio di pittura romana del ‘600 di gusto classicista, eseguito fra il 1629 e il 1633 da ANDREA SACCHI. Le due ali si diversificano anche per le scale attraverso le quali si accede ai due settori del palazzo. A sinistra del porticato,  si apre la Scala monumentale, attribuita a Bernini, che rispecchia la tipologia classica cinquecentesca detta a “pozzo quadrato” con un effetto luministico spettacolare che ben si può riferire alla sensibilità e all’ideale artistico di Bernini. A destra del porticato, la scala a chiocciola attribuita a FRANCESCO BORROMINI, immetteva ai locali adibiti dal cardinal Francesco a biblioteca. La scala si snoda intorno ad un vano ellittico con estrema leggerezza e ripete nello schema, il modello cinquecentesco di Palazzo Farnese a Caprarola, opera del Vignola. L’odierno ingresso su via delle Quattro Fontane fu sottolineato con la costruzione del cancello e della cancellata, progettata dall’architetto Azzurri nel 1848 e realizzata nel 1865, con i grandi telamoni scolpiti da Adamo Tadolini.
Il Museo di arte antica La collezione è ricca di capolavori in particolare dei secoli XVI e XVII. La raccolta comprende dipinti dal secolo XII, prosegue con alcune croci del XIII secolo, e dipinti di scuola giottesca. Tra le opere del secolo XV, spicca il meraviglioso dipinto di FILIPPO LIPPI, la Madonna in trono con Bambino datato 1437, proveniente da Corneto Tarquinia; è inoltre rappresentato un panorama dell’arte laziale dello stesso periodo.Più consistente il nucleo dei dipinti del XVI secolo, fra i quali  la Fornarina , il celeberrimo ritratto che RAFFAELLO fece dell’amata e  opere di ANDREA DEL SARTO, BECCAFUMI, SODOMA, BRONZINO, LOTTO, TINTORETTO, TIZIANO, EL GRECO, per arrivare alla fine del ‘500 con la Giuditta che taglia la testa a Oloferne di CARAVAGGIO.Il Seicento è rappresentato da opere di RENI, DOMENICHINO, GUERCINO, LANFRANCO, BERNINI, POUSSIN, PIETRO DA CORTONA E GAULLI. La sezione delle opere del XVII secolo si accorda perfettamente con la decorazione e l’architettura del palazzo, offrendo una testimonianza ricchissima. Molto ben rappresentata è anche la pittura del Settecento, con opere, tra gli altri, di CANALETTO, BATONI, PANINI.Da segnalare, infine, l’ultima acquisizione, costituita dalla settecentesca collezione Lemme, attualmente esposta nell’appartamento del Settecento, visitabile su appuntamento. La più ampia raccolta dei dipinti del Settecento sarà esposta al secondo piano del palazzo, a conclusione dei lavori di restauro architettonico, e si collega alla visita all’appartamento, fatto decorare nella seconda metà del secolo da CORNELIA COSTANZA BARBERINI, in cui il rococò e le prime istanze decorative neoclassiche completano il percorso storico-artistico del palazzo.

>>> Ingresso: 
Via delle Quattro Fontane, 13 – 
E’ consigliata la visita alla vicina chiesa S. Carlino alla quattro Fontane del Borromini, sulla via del Quirinale.

IL QUARTIERE COPPEDÈ
Per chi vuole scappare per un po’ dalla solita frenesia romana e addentrarsi in un ambiente da sogno, dove il tempo sembra essersi fermato e la vita trascorre serena, basta varcare la soglia di un suggestivo arco, il quale rappresenta l’ingresso al Quartiere Coppedè.
Il Quartiere Coppedè non si può considerare un vero e proprio quartiere, semmai una piccola isola felice nella giungla chiassosa e caotica di Roma. Deve il suo nome all’architetto che lo ha progettato, Gino Coppedè, ed è stato costruito tra il 1913 e il 1927 (con l’interruzione dei lavori durante la Prima Guerra Mondiale).
L’ingresso, che come abbiamo detto consta del suggestivo arco nella foto sopra, si trova a via del Tagliamento, nel quartiere Trieste. Una volta superato l’arco che congiunge i palazzi degli Ambasciatorisi entra in un’atmosfera tutta particolare, che sicuramente vi rapirà. Tra marmi, loggiati, decorazioni multicolori, archi e vetrate, vi ritroverete a passeggiare tra costruzioni che riecheggiano lo stile liberty come anche quello dell’art decò, del barocco e addirittura anche medievale.

PORTA PORTESE
Il celebre mercato dell’usato e o delle pulci si tiene ogni domenica mattina a Roma a Porta Portese, a Trastevere presso il Ponte Sublicio. lungo la via Portuense e nelle immediate vicinanze fino a viale Trastevere , via Ippolito Nievo via Bargoni Porta Portese; ancora uno degli svaghi popolari molto amati dai romani e dai turisti.

MERCATO DI CAMPO DEI FIORI
Aperto tutti i giorni dalle ore 6 alle 14, eccettuata la domenica, è situato nel cuore della città vecchia, il più pittoresco mercato di Roma è anche uno dei più ricchi di storia.
Il nome Campo de’ Fiori potrebbe far pensare a un mercato di fiori, deriva invece dal latino Campous Florae, Campo di Flora, donna amata dal grande generale romano Pompeo. Nella piazza il mercato si tiene ormai da diversi secoli. Ogni mattina, escluso la domenica, la piazza si riempie di variopinte bancarelle che vendono frutta e verdura, carne, pollame e pesce.
Una o due bancarelle offrono legumi secchi, riso, frutta secca e noci, mentre vicino alla fontana della piazza ci sono le bancarelle dei fiori. Le principali attrazioni, tuttavia, sono le enormi ceste di broccoli e spinaci, oppure di verdure già tagliate e pronte per il minestrone, e di freschissime insalate miste. Oltre che una festa per il palato, sono anche un piacere per la vista. Gli ottimi negozi di gastronomia e i panettieri intorno alla piazza completano la gamma di prodotti offerti e questo mercato diventa così il posto giusto dove far tutte le provviste necessarie per un picnic improvvisato.